1920/1960

DOO-WOP

https://open.spotify.com/playlist/3TNWtCfBe8mIRBjOrO6eks?si=e67dadbbbb7147e0

Nella seconda metà  dei super Fifties compare il Doo-wop.

Si tratta di un nuovo genere che da la manina al Rythm&Blues e tende l’altro braccio verso il R’n’R, come un bimbo tra mamma e papà al Luna Park. Il nome non è altro che un’allusione al suono onomatopeico: i coristi imitano i suoni degli strumenti con la voce e ci andavano giù pesante con i “doo-doo-wop” e i “rama ding ding dong”.

Tutto nasce dagli incontri degli afro-americani negli angoli delle strade, dove improvvisano canti a cappella: la voce solista segue una melodia semplice, mentre le altre pompano un bel ritmo sincopato. Testi dolci e vaporosi come lo zucchero filato che parlano d’hhhammmorih nati al chiaro di Luna, di baci con risucchio, di sogni ad occhi aperti e di love stories che rimangono nell’immaginario platonico.

Tutto questo è Doo-wop,  shapa ling ling lang, doo beedoo bee doo.


Ovviamente il tempo in cui si sviluppa è sempre quello delle discriminazioni razziali, per cui ai gruppi non è consentito emergere normalmente. Pian pianino, però,  ce la si fa!

Questo genere diventerà simbolo dell’adolescenza a cavallo tra gli anni ’50 e ’60.

Il brano simbolo di questo genere musicale rimarrà sempre “Sh-Boom” dei The Chords. Che patatini tenerini, tutti impegnati a fare i loro coretti. Personalmente ho un debole per il baritono: lo immagino grande e grosso e tutto da abbracciare. C’è un solo di sax che ti fa venir voglia di partirci di schioccate di dita come se non ci fosse un domani!

THE PLATTERS

Ehi voi! Si, dico proprio a voi! Ex adolescenti di vecchia data! Dai su, lo so che avete limonato fortissimo in passato ascoltando “Only You” dei Platters!

Questo gruppo Doo-wop pubblica il brano con una casa discografica, ma senza ottenere il successo sperato. Scazzo pesante, fino a quando viene scritturato dalla Mercury Records. Il produttore Buck Ram propone di far ri-arrangiare il pezzo da Ernie Freeman (che tra l’altro ha scritto partiture per due fessi a caso come Frank Sinatra e il sosia del Berluska, ossia Paul Anka).

Nel 1955 esce per la seconda  volta “Only you”, ma a ‘sto giro il brano è destinato a diventare mondiale. Tutto ciò è accaduto grazie  al famoso disc-jockey Alan Freed di Cleveland (del quale vi parlerò nell’articolo sul Rock’n’Roll) che lo trasmette a tutto spiano nelle radio locali.

Mr Alan Freed: the king of r’n’r

La calda voce solista di Tony Williams fa vibrare l’anima delle casalinghe americane: particolare è la sua tecnica a singhiozzo grazie alla quale spezzetta le note. La cantante Zola Taylor con il suo timbro femminile e soave impasta le voci degli altri coristi: in pratica ha la funzione dell’acqua nelle ricette che fa amalgamare bene tutti gli ingredienti, senza lasciar grumi ovviamente. Per la prima volta in un gruppo vocale nero compaiono gli archi. “Only You” arriva un anno dopo in Italia e diventa il disco più venduto del 1957; tutto ciò non ha fatto altro che stimolare la creazione di gruppi vocali come “I Campioni” di cui faranno parte, in periodi diversi, anche Tony Dallara e Lucio Battisti.

THE DRIFTERS

Ora vi parlo di un loro brano che s’intitola “Under the Broadwalk”.

“Sotto il Boardwalk”? Ma che vuol dire? Allora, l’estate si avvicina e ho deciso di parlarvi di questa canzone che profuma di crema solare al cocco, ma puzza anche un po’ di sudore estivo. Vi ritrovate nell’estate del 1964, avete un caldo suino e volete che un po’ di aria vi accarezzi la pelle. La soluzione è andare a Coney Island a passeggiare, pedalare o a pattinare su quelle passerelle di legno chiamate Boardwalk. Nel frattempo ascoltate “Under the boardwalk” e vi sentite meno accaldati. I Drifters ci parlano di un Sole bollente che fa scottare i tetti delle case e fa cuocere i piedi nelle scarpe. Ci viene voglia di andare al mare per goderci il tramonto, con tanta voglia di incontrare persone, di innamorarci. Appena arrivi senti le canzoncine delle giostre e vieni attirato dal profumo di hot dog e patatine fritte. Non so voi, cari Drifters, ma a me col caldo estivo viene voglia di scofanarmi una vasca colma di gelato.

Comunque  la mia canzone preferita dei Drifters rimane “Ruby Baby”. Leggera e frizzante, tutta da saltellare come se fossi un coniglietto. In pratica c’è ‘sto tizio innamorato di Ruby che si chiede continuamente quand’è che Ruby diventerà SUA (?). Oh zio, a parte che lei manco ti considera, non è un sacchetto di patatine sul quale puoi esercitare un senso di proprietà. Lotta alla cultura del patriarcato! W i sacchetti di patatine svincolati dalla possessione!
Deliri a parte,  questa canzone merita.. è baldanzosa e molto Doo-wop! Ad un certo punto inizia l’assolo di sax che vorrei non finisse mai, è un’esplosione di gioia e di energia.

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