CALIBRO 35
La SouLady scopre i Calibro 35
Luglio 2008: una giovane SouLady appena matura decide di andare in vacanza a Riccione con il fidanzato dell’epoca.
Dopo un’estenuante e difficilissima giornata di mare andiamo a fare merenda con una piadina squacquerone,crudo e rucola nel baretto lì vicino e la mia attenzione viene catturata da un manifesto: 31 Luglio Afterhours, Live @ Musicdrome.
Io e Fabio ci guardiamo negli occhi e senza fiatare, con uno sguardo d’intesa, annuiamo. Se fossi stata un cane la mia reazione sarebbe stata uno scodinzolamento tipo pale di elicottero. Adoro e adoravo gli Afterhours, li ho sempre ascoltati, seguiti, venerati.
Arriva il 31 Luglio, ci rechiamo al Musicdrome che assomiglia di brutto ad un tendone da circo. Birretta presa e seconda fila accaparrata. Si spegne la musica pre-concerto, si accendono le luci bianche effetto strobo ed entrano dei loschi individui con i passamontagna. Ero già pronta con le mani in alto. Al posto delle armi imbracciano gli strumenti e cominciano a far godere il pubblico. La sensazione è quella di essere in un film poliziottesco degli anni ’70; mi sento nei panni di Franco Nero in “Il cittadino si ribella”. In generale quelle musiche mi ricordano “Milano Calibro 9” suonato dal mitico gruppo prog Osanna.
Scopro che questi fenomeni capitanati da quel genio incontenibile di Enrico Gabrielli (negli Afterhours per un breve periodo), si chiamano “Calibro 35“.
La parola “Calibro” ovviamente allude a molti titoli di film poliziotteschi e “35” si riferisce ai 35mm della pellicola cinematografica.
Re-interpretano anche brani di compositori come Luis Bacalov, Morricone e Trovajoli. Si apre un mondo. Nell’autunno del 2008 esce l’album omonimo: “Calibro 35” e me ne impossesso appena lo vedo negli scaffali della Fnac di Via XX Settembre.
Da quel lontano Luglio 2008 mi appassiono di questo gruppo formato da Fabio Rondanini (best drummer ever), Luca Cavina (con il suo basso Epiphone fa vibrare la cassa toracica), Massimo Martellotta (chitarrista formidabile con una pedaliera infinita) e il già citato Enrico Gabrielli. Oltre agli album pubblicati, realizzano musiche per sonorizzazioni e programmi della Rai, creano colonne sonore per i film dei Manetti Bros e per la fortunata serie tv “Blanca”. Sono dei ganzi, dei musicisti senza eguali. Salgono sul palco umilmente e ti spettinano senza fiatare.
29 Luglio, Calibro 35, Live @ Transatlantica Festival, Genova
Ieri sera sono andata al Transatlantica Festival e ho goduto fortissimo assistendo al concerto “Scacco al Maestro”.
Chi mi conosce sa quanto io ami da sempre il grande compositore Ennio Morricone. Gabrielli & Co arrivano e cominciano a spaziare. La voce di Ennio, tratta dal film “Ennio” diretto da Tornatore, narra aneddoti. I Calibro eseguono. Senti dialoghi e sparatorie dei film di Sergio Leone. I Calibro eseguono. Ciascuno dei componenti ha le partiture sott’occhio. Spartiti ricostruiti e reinterpretati da loro, perchè negli anni ’60 e ’70 si scriveva tutto a mano e non esistono partiture manoscritte a portata di mano (giochi di parole senza criterio). La difficoltà nella difficoltà. Anzi, una sfida per i Calibro.
In un’intervista per Rolling Stone Gabrielli dice:
“Nei Calibro non c’è una partitura che uno scrive per tutti. Ci dividiamo i compiti in base a quello che, a naso, è il ruolo di ognuno. Se guardi i nostri appunti, vedi quattro tipologie differenti: io ho le notine a cacca di gallina, Luca ha una serie di grafici che sembrano un tangram allucinato, Max scrive parole, Fabio ha i puntini ritmici. A modo nostro abbiamo smembrato in quattro parti il lavoro di Morricone, trovando ognuno un suo ruolo, una sua posizione nella musica. È una partita a quattro – a cinque con Tommaso Colliva – contro uno. È tutto molto empirico“.
Oltre alla formazione classica si sono aggiunti un trombettista, un percussionista ed una violinista che canta con voce pulita e che suona pure il Theremin (il più antico strumento musicale elettronico dotato di una scatola, il cabinet, e di due antenne: una per l’altezza del suono, l’altra per la sua intensità).
Rimaniamo tutti con gli sguardi stupefatti incollati su di loro, non vola una mosca. Ad un certo punto Gabrielli, che indossa gli occhiali da sole, beve due sorsate del cocktail, inizia il brano e, mentre tiene serrata la siga tra le labbra, suona con disinvoltura i mille strumenti elettronici e a fiato dal quale è accerchiato. Fa pure gli effetti vocali. Ad un certo punto alterna flauto traverso e sax(tenuto appeso al collo) e tastiera. Pensavo gli spuntassero altre braccia tipo la Dea Kālī .
Questi ragazzi sono inarrivabili, dei professionisti, degli arrangiatori, dei compositori, gli unici in grado di rendere omaggio al Maestro, genio della musica assoluta.
E’ stata una partita a scacchi vinta degnamente a mo’ di Kasparov.
Grazie “Calibro 35”.
Qui sotto la SouLady (con SteCrisi e Luci) che importuna il miglior batterista d’Italia Fabio Rondanini.