1920/1960

SOUL

I’M THE SOULADY, BABY!

Storia del genere musicale e dei suoi protagonisti.

“Anima”, ecco cosa significa Soul! Questo genere ci fa uscire dalle Chiese Protestanti dove riecheggiano i Gospel, ci butta nei locali con luci soffuse, fino a giungere nelle case discografiche che si contenderanno i migliori artisti sulla piazza. Atlantic, Motown e Stax Records. Parlerò di queste tre meravigliose realtà discografiche che hanno sfornato talenti a tutto spiano, quasi quanto un panettiere con quintali di filoni.

Il Soul è come una funky shakerata di Gospel e R&B. Ascolti qualsiasi brano e percepisci il ritmo primitivo, cominci a battere le mani a tempo, muovi il collo e la testa da una parte all’altra, poi partono gli scatti delle spalle e le coreografie total body, ad un certo punto si alternano cori e voce solista e ti capita a fagiolo la piloerezione.

Ragazzi, che roba spettacolare è il Soul dove voce e fiati sono messi in risalto. Il mio pseudonimo é sempre stato SouLady, fin dai tempi di MySpace (ere geologiche fa). Quando andavo ai concerti  dei Bluebeaters, Giuliano Palma e il sassofonista Parpa mi lasciavano gli accrediti in cassa a nome SouLady.

Insomma,  sono cresciuta con un nonno sassofonista ed una nonna che somiglia ad Etta James…vuoi che non ci sballi con il Soul? E poi il groove delle calde voci nere, la naturalezza della loro grinta e del graffiato senza tanti vocalizzi barocchi e vibrati sforzati, senza le gare a chi ha più  estensione vocale. Io faccio parte di quella scuola che  preferisce il cantato su un’ottava e mezza, con le note basse morbide come il burro. Ritengo che le voci black siano una spanna sopra alle altre ed ho sempre condiviso il pensiero di Nino Ferrer quando canta “Vorrei la pelle  nera” (a parte la frase “e dimmi come si può arrostire un negretto ogni tanto, con la massima serenità “).

Quattro sono gli artisti chiave del Soul: Ray Charles, James Brown (precursore del Funk), Sam Cooke (voce vellutata che ha regalato perle, prima di essere ucciso nel ’64 da una donna che aveva cercato di violentare) e Jackie Wilson (prima di James Brown, un vero animale da palcoscenico che ha regalato show mozzafiato).
Tre sono gli epicentri dai quali si sviluppò: New York (Atlantic Records), Memphis (Stax Records) e Detroit (Tamla Motown) .
Le etichette indipendenti che nascono in quegli anni, danno l’impronta del sound ai propri artisti, decidendo arrangiamenti e scegliendo musicisti. Non  a caso le varie correnti del soul si identificano con altrettante case discografiche. Per questo motivo, tra qualche settimana usciranno gli articoli in cui vi parlerò  di case discografiche e dei relativi artisti prodotti.

SAM COOKE

Il “Re del Soul”, all’anagrafe fa Cook di cognome, ma aggiunge una “e” per darsi un tono. Stiamo parlando del fondatore della Musica dell’anima. Come quasi tutti i suoi colleghi è figlio di un reverendo della Chiesa Battista, quindi fin da bambino canticchia nel coro. Presto si dedica al Pop con uno pseudonimo per non essere riconosciuto: non stava bene all’epoca cantare musica profana! Diventa impossibile per lui cammuffarsi: la sua voce è troppo distinguibile, quindi se ne sbatte e finalmente si fa chiamare con il suo vero nome. Destinato a mischiare Pop e Gospel, diventa imprenditore di sè stesso e sforna singoli a tutto spiano, lancia dischi come Xena con i suoi cerchi metallici.

Ha fondato la sua casa editrice per la sua musica nel 1959 e ha negoziato un contratto impressionante con la RCA nel 1960. Non solo ha ottenuto un sostanziale anticipo, ma Cooke otterrà anche la proprietà delle sue registrazioni master dopo 30 anni. Che fiuto per gli affari, il ragazzo!
Il suo primo successo è ” You Send me”: armato di picozza scala la classifica, raggiunge e supera “Jailhouse Rock” di Elvis.
Tutti gli italiani lo conoscono per “Twistin’ the night away”, sigla coinvolgente di “Che Tempo che fa”, il programma condotto da Fazio.

Sam Cooke nelle sue canzoni parla di tematiche sociali come in “Chain Gang”, nella quale si sente un suono che ricorda quello dei prigionieri mentre infrangono le pietre, il tutto in contrasto con il ritmo allegro ed accattivante del brano.
Quando sono un po’ presa male metto “Wonderful World” a tutto volume mi torna il sorriso, fluttuo nell’aria leggera come un petalo di rosa. L’amore rende il mondo più meraviglioso e libero dell’istruzione.

“Don’t know much about history,
don’t know much Biology.
Don’t know much about a science book,
don’t know much about the French I took.
But I do know that I love you,
and I know that if you love me, too,
what a wonderful world this would be.

Don’t know much about Geography,
don’t know much Trigonometry.
Don’t know much about Algebra,
don’t know what a slide rule is for.
But I know that one and one is two,
and if this one could be with you,
what a wonderful world this would be.

I don’t claim to be an ‘A’ student,
but I’m tryin’ to be.
For maybe by being an ‘A’-student, baby,
I can win your love for me.

Don’t know much about History,
don’t know much Biology.
Don’t know much about a science book,
don’t know much about the French I took.
But I do know that I love you,
and I know that if you love me, too,
what a wonderful world this would be.

History
Biology
Science book
French I took.
But I do know that I love you,
and I know that if you love me, too,
what a wonderful world this would be.”

Purtroppo alcuni successi di questo artista formidabile sono stati pubblicati dopo la sua morte. Muore a 33 anni, dopo la perdita dell’ex moglie a causa di un incidente e di un figlio per annegamento. Fa serata in un locale di Los Angeles, nota una bella ragazza di origini orientali, le propone di andare in un motel assieme, salgono sulla sua Ferrari. Una volta giunti all’ Hacienda Motel , forse in seguito ad un alterco (non si sa di che natura), Sam viene colpito dal gestore con 3 colpi di pistola. L’omicida è stato assolto per legittima difesa. Caso chiuso.

Il suo amico Cassius Clay (per i friends Muhammad Alì) afferma che se si fosse trattato di un artista bianco, l’FBI avrebbe indagato sulle reali cause della morte, invece lui era un nero che si occupava di Diritti Civili, quindi va bene così, non andiamo in fondo alla questione.

Sam Cooke e Muhammad Alì


Un brano postumo è “A Change is Gonna Come”, diventato la colonna sonora delle battaglie del movimento per i diritti civili degli afroamericani.

Sam ascolta “Blowin’ in the Wind” di Bob Dylan e rimane folgorato mentre ascolta quelle parole cariche di contenuto. Trae ispirazione e scrive la canzone in questione: “Sta arrivando un cambiamento”. Ricorda molto l’anima di un classico spiritual facendola sembrare una sorta di preghiera.
Il testo parla di come sia difficile essere un nero in un mondo di bianchi, perché sei costretto a correre ed a saltare gli ostacoli, e perché la tua vita sociale è regolata da stupide leggi che dicono quando e dove non puoi andare perchè non sei ben accetto, limitando cosi la tua libertà personale. Nonostante ciò, un briciolo di speranza per un mondo diverso resiste. Si percepisce un leggero vento di cambiamento, che per ora è solo un debole soffio.

Sono nato vicino ad un fiume,
in una piccola tenda.
Oh, e proprio come un fiume, ho corso
Sin d’allora.

Per comprendere l’impatto storico e sociale di questo brano, basti pensare che subito dopo la sua elezione nel 2008, Barack Obama si presentò nel suo primo discorso da presidente citando proprio Sam Cooke:

“It’s been a long time coming, but tonight… change has come to America”.

JACKIE WILSON

Viene soprannominato Mr. Excitement in onore alla sua carica travolgente che manifesta durante i suoi live. I dischi sembrano quasi un po’ moscetti, in netto contrasto alle sue performance tarantolate. Ispira i più grandi artisti di tutti i tempi, ma purtroppo la sua carriera non dura a lungo.

Jackie Wilson e il suo sudore


Proprio come Houdini, “scompare” mentre fa ciò che lo appassiona. Nel 1975 canta ad un concerto di beneficenza e, mentre intona “Lonely Teardrops” si accascia sul palco dopo aver intonato la frase “il mio cuore piange”, stroncato da un malore in seguito al quale entrerà in coma per nove interminabili anni.
Facciamo un salto carpiato all’indietro: nasce vicino a Detroit nel ’34 e in tenera età accompagna la mamma in giro per le chiese del Paese, canta come un usignolo, mentre il papà rimane a casa a dar fondo alle bottiglie di alcol. Tira su un quartetto con altri piccoletti, si fanno chiamare “Ever Ready Gospel Singers” e i soldi guadagnati se li spende in bevute.

Si mette spesso nei casini e a 15 anni molla la scuola e viene condannato due volte alla detenzione presso un sistema di correzione per minori. Durante questi “soggiorni” impara a boxare e appena esce inizia a gareggiare a livello amatoriale. Vince il “Golden Glove” nella categoria dei pesi welters. La mamma gli tira le orecchie e il padre pure: lo costringono a sposare una ragazza che ha prontamente messo incinta all’età di 17 anni. Ah, i subbugli ormonali.

In tutto ciò lui continua a dilettarsi nel canto. Entra in gruppi doo-wop e ne esce con una facilità imbarazzante, fino ad arrivare al 1950 quando entra a far parte dei “Dominoes” per sostituire l’immensamente popolare Clyde McPhatter (che nel frattempo migra nei “Drifters“). Il giorno del provino Wilson si presenta auto-soprannominandosi “The shit” Wilson e vantandosi di essere un cantante migliore di McPhatter. Quest’ultimo, con grande umiltà, non risponde alla provocazione e gli insegna una tecnica vocale particolare. Anni dopo Jackie dirà “Ho imparato molto da Clyde, quella strozzatura acuta che usava e altre cose… Clyde McPhatter era il mio uomo”.

I “Dominoes” senza Clyde hanno una battuta d’arresto e nel 1957 Jackie esce dal gruppo come Frusciante. Firma un contratto con la Decca Records. Pubblica i singoli che fanno subito il botto.

Cominciano le esibizioni live e da lì inizia a contraddistinguersi il genio. Spaccate, ribaltamenti all’indietro, scivolamenti di piedi sul pavimento, passi di boxe, lancio di indumenti fuori dal palco, baci a donne raccattate in mezzo al pubblico. Prima di calcare il palcoscenico, Jackie ingurgita una manciata di pastiglie di sale e beve grandi quantità di acqua per creare una profusa sudorazione a cascata. Wilson ha detto a Elvis Presley: “Le ragazze lo adorano”. Si, le ragazze vanno in visibilio per lui ed alcune perdono proprio la brocca: nel 1961 una fan, in preda a una violenta crisi isterica, gli spara a bruciapelo e lo ferisce gravemente allo stomaco. Dopo una lunga degenza in ospedale ricomincia e non si ferma più.

Jackie Wilson sarà d’ispirazione a James Brown, Micheal Jackson e al suo grande amico Elvis. C’è una foto che ritrae Presley e Wilson in posa insieme e la didascalia di Presley recita “Hai un amico per la vita”. Jackie, nonostante fosse diventato famoso prima di Elvis, alcune volte veniva appellato come “The Black Elvis”. Presley risponde “Immagino che questo mi renda il bianco Jackie Wilson”.

Tornando a bombazza ai suoi concerti, durante uno di essi, a New Orleans, nel 1960 viene arrestato per aver aggredito un poliziotto che ha osato spingere un suo fan mentre cercava di salire sul palco. Nel 1967 invece si cala dal secondo piano del locale dove si era appena esibito, per fuggire dalla polizia in seguito ad un’inadempienza contrattuale. Belli turbolenti ‘sti concerti. Per quanto concerne l’amore e la passione Jackie si distingue per la sua promiscuità. Patti LaBelle, che tutti conoscerete per aver intonato “Lady Marmalade” e il suo ritornello “Voulez-vous coucher avec moi, ce soir?”, lo accusa di averla aggredita sessualmente nel backstage dopo uno spettacolo al teatro di Brooklyn. Insomma, un personaggio turbolentino.
Il suo talento è sotto gli occhi di tutti fino a quel lontano 1984, anno in cui muore dopo nove anni di coma. Micheal Jackson vince i Grammy Awards di quell’anno grazie a “Thriller” e dedica la vittoria a Jackie Wilson: “Alcune persone sono intrattenitori e alcune persone sono grandi intrattenitori. Alcune persone sono seguaci. E alcune persone fanno il percorso e sono pionieri. Vorrei dire Jackie Wilson è stato un intrattenitore meraviglioso. Non è più con noi, ma Jackie, dove sei vorrei dire, ti amo e ti ringrazio tanto”.
Negli anni tantissimi sono stati i brani dedicati a lui, ma uno per me li supera tutti: “Jackie Wilson said” di Van Morrison…questa canzone è un turbine di fiati e grinta, quale miglior modo per rendere omaggio a Mr Excitement?

2 thoughts on “SOUL

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