1920/1960

BEBOP

Dimenticatevi del Jazz di Chicago, di New Orleans e dello Swing. Negli anni ’40 i musicisti neri che, parliamoci chiaro, inventano ogni genere musicale, sono stufi delle Big Band Swing pronte solo a far ballare gli spettatori, con lo scopo di distogliere l’attenzione dall’apartheid nei confronti dei neri, dalla Guerra e dai problemi sociali conseguenti. Il primo passo da fare è quello di smantellare i rigidi arrangiamenti delle Big Band per esprimere libertà e voglia di ribellarsi a quel mondo cotonato e superficiale.

Per prima cosa i Boppers eliminano il beat, ossia la pulsazione ritmica che serviva a far saltellare la gente. Levano ‘sto beat e i ballerini si attaccano al tram, si guardano nelle palle degli occhi e non sanno come mettere insieme due passi. Gli artisti come il chitarrista Charlie Christian, il pianista Thelonious Monk, il trombettista Dizzy Gillespie, il batterista Kenny Clarke e il sassofonista Charlie Parker (soprannominati Boppers), lavorano di giorno, mentre di sera si vedono in gran segreto, per strimpellare un po’. Si ritrovano al Monroe’s e al Minton’s in seconda serata, quando i ballerini girano i tacchi e vanno a nanna, si chiudono lì dentro e iniziano a suonare. Jam sessions che spaccano, flusso di note a cascate.

Thelonious Monk, Howard McGhee, Roy Eldridge, and Teddy Hill,
at Minton’s Playhouse, New York, N.Y., ca. Sept. 1947

I musicisti che si ritrovano sono più o meno sempre gli stessi, si conoscono,  suonano assieme, cresce l’empatia, fino ad arrivare a codificare un nuovo genere musicale rivoluzionario e progressivo. Tempi molto veloci ed elaborazioni armoniche innovative…dite “Ciao” al BeBop!

In tempo zero creano una nuova orchestra e vanno a spasso per l’America per ben 3 anni, portando il nuovo stile nei locali. Grazie alla tournée il Bebop finalmente esce dai portoni del Minton’s e del Monroe’s e si apre al resto del mondo. È un genere volutamente rivoluzionario e ciò attira critiche. Per i Boppers non è semplice ottenere gli ingaggi. Il Bebop, volutamente osteggiato, dura come  una fetta di salame in casa mia. Tempo zero. Nel 1949 finisce tutto, perché i Boppers si dedicano a robe differenti. Cioè..non è che siano andati a fare il barbiere, il cassiere o il commesso. Continuano a suonare, seppur cose diverse. Comunque ….Bebop….Che nome strano, raga! Mi ricorda il suono di quando scoppiano le bolle di sapone. Ovviamente trattasi di un’onomatopea dei vocalizzi scat. Quest’ultimo è un modo di cantare , tipo…

“mbabadibadupabadadumbababacibuga” …… Capito, no?

Ma chi sono ‘sti Boppers? 

Dizzy Gillespie e le sue guanciotte morbidine morbidotte.
  • Thelonious Monk, pianista, quando fa gli assoli sembra perdersi tra crome e semicrome. É stato il primo a prendere carta da spartito e penna per trascrivere le composizioni bebop. 
  • Charlie Parker, sassofonista, si diletta a suonare “Cherokee” di Ray Noble. Lo ripropone fino alla nausea, fino a quando le dita si muovono come in una sorta di automatismo. Si stanca e apporta qualche modifica alle armonie e alla linea melodica, mettendo intervalli più alti degli accordi. Mantiene la struttura di base degli accordi. Nasce “Ko ko“. La fiatella di Charlie, trasformata in musica dal sax, crea un ritmo nuovo ed accidentalmente  nasce il bebop.
  • Dizzy Gillespie nasce nel 1917 e 12 anni dopo inizia a giocare con una tromba. Lascia gli studi per inseguire il sogno di diventare musicista. E fa bene! Suona nelle grandi orchestre, conosce gente, stringe la mano al trombettista pauroso Coleman Hawkins. Quest’ultimo gli fa conoscere un nuovo modo di suonare il Jazz. Nel frattempo crea il bebop con il gruppo di amichetti e va in giro per l’America.  Il 6 Gennaio del 1953 si festeggia il compleanno della moglie di Dizzy nel locale Snookie’s. Whiskey,  torta con pandispagna e mille strati di crema pasticcera, candeline. Dizzy si esibisce e quando finisce scende dal palco, lasciando la tromba sul supporto. Si da il cambio con due comici. Uno dei due fa il simpaticone, spinge l’altro che spicca il volo e plana sulla tromba del musicista. La campana si piega verso l’alto. Dizzy si morde la lingua, vorrebbe far uscire dalla sua bocca una serie infinita di insulti fantasiosi. Invece, non volendo rovinare la festa della sua amata mogliettina, non fa piazzate e ricomincia a suonare. Il suono ovviamente non è lo stesso, ma Gillespie ci sballa e decide di farsi produrre una tromba con la campana a 45°, non più a 90°. Il nuovo strumento “all’insù” gli permette anche di leggere meglio lo spartito, senza doverlo abbassare. Non finisce qui! Dizzy Gillespie, oltre ad essere un Bopper, è pure il fautore del Latin Jazz che mischia suoni cubani e caraibici con il jazz creando un sound caldo ed avvolgente. È stato in assoluto il primo tentativo di fusion tra generi musicali lontani un miglio.

Il Jazz cambia la pelle come i serpenti

Negli anni ’50 dunque, per merito di Dizzy, arrivano le influenze latine e nasce  l’Afro-Cuban bop. “Bang bang” è il suo brano più famoso e quando lo sento mi catapulto a Playa Megano, vicina a L’Havana: con la pelle che luccica per via della salsedine, sorseggio un buon Rhum e sculetto sul bagnasciuga.

Un altro artista che ha risentito di queste sonorità è Duke Ellington: io amo “Limbo Jazz“, il pezzo dal ritmo calypso nato dall’incontro con Coleman Hawkins (colui che negli anni ’40 porta il sax tenore in primo piano nel jazz). Il brano è stato registrato per gioco, in modo del tutto spontaneo e le parti “cantate”, senza senso, del batterista Woodyard, lasciate nella registrazione, ci danno l’idea dell’improvvisazione, di live, di felicità. Io lo ascolto e mi muovo lentamente, sorridendo.

Il meglio però credo di darlo con “Jeep’s blues”, sempre di Duke Ellington. Si tratta di un brano usato nella colonna sonora di uno dei miei film preferiti, ossia “American Hustle”: quando quello gnocco di Christian Bale (che in quel film sembra più un raviolo ripieno) inizia a muoversi su quelle note vado in brodo di giuggiole. In casa, quando ovviamente nessuno si aggira nei dintorni, ballo senza ritegno che Jessica Rabbit spostati.

E con l’immagine di una SouLady che gioca a fare la femme fatale, vi saluto.

2 thoughts on “BEBOP

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