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ROCKERS

Ehi, c’è un ragazzo vestito di pelle che ascolta il rock’n’roll di Elvis e cavalca una motocicletta. Si si, è indubbiamente un Rocker!

Come i rivali Mods, anche i Rockers nascono per le medesime motivazioni socio-economiche del dopoguerra.

I rockers si ispirano ai Ton-up Boys: ne assimilano il codice vestimentario rockabilly e l’ascolto il rock’n’roll.

“Ton-up”, nel gergo giovanile, indica il superamento delle 100 miglia orarie: un chiaro riferimento all’uso della motocicletta che, assieme al chiodo ed alla brillantina, rappresenta uno dei simboli principali di questa subcultura.

Triumph, moto Guzzi, Norton, Vincent, Harley Davidson… queste sono le loro due ruote preferite!

Le moto, rigorosamente truccate per renderle più performanti, vengono usate per disputare gare clandestine da un bar all’altro delle città: ed ecco perchè vengono chiamate “cafè racer”.

I rockers si caratterizzano per il loro estremo conservatorismo e proibizionismo: sono contrari all’aborto, all’uso di stupefacenti (per essere più attenti e coscienti alla guida), all’ateismo ed all’immigrazione incontrollata.

I rockers sostengono che la loro sia una cultura autentica, non influenzata dalle logiche globalizzanti di mercato (uno dei motivi per i quali tra Rockers e Mods non scorreva buon sangue).

Pensano che i mod siano dei tossicodipendenti effeminati e snob, mentre i mod pensano che i rockers siano dei buzzurri ignoranti, sporchi sudicii, dei ribelli senza uno scopo che giocano a fare i duretti per moda.

Insomma, da lì a poco, volano coltelli, mazze e ami da pesca cuciti nei risvolti delle giacche. E’ caccia grossa al rocker e al mod.

Il conflitto più conosciuto è quello del 29 marzo 1964 a Clacton, nel periodo pasquale, poi nelle spiagge dell’Inghilterra meridionale, dove molti londinesi passano l’estate, come MargateBroadstairs e Brighton (ad esempio il 18 e 19 maggio 1964).

La battaglia di Brighton si vede anche nel film Quadrophenia: i mods aggrediscono i rockers durante un concerto e i cazzotti durano due giorni consecutivi.

La stampa in quei giorni ha pompato pesante, gonfiando gli eventi: il sociologo Stanley Cohen parlerà di panico morale. Tutto ciò non ha fatto altro che ingigantire e consolidare la rivalità tra le due sottoculture. Eh belin allora, i media ci hanno messo del loro! Una storia già vista e sentita.

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